I reperti geologici di questa sezione testimoniano alcune delle principali tappe che hanno caratterizzato la formazione di questa parte di pianura, contrassegnata dal percorso dell’Oglio e dei suoi affluenti.

I sedimenti esposti si sono formati nelle ultime glaciazioni del pleistocene.

GEOLOGIA DELLE VALLI OGLIO-CHIESE

“Il territorio racconta”

Alle origini della pianura fluviale: i sedimenti

I reperti geologici della sezione dell’Ecomuseo testimoniano alcune delle principali tappe che hanno caratterizzato la formazione di questa parte della pianura.

Il territorio dell’Ecomuseo presenta una morfologia generalmente piana, interrotta da dossi nell’area di Fontanella e Carzaghetto, dalla scarpata del “Livello fondamentale della pianura” che delimita i principali corsi d’acqua, dalle forti incisioni del fiume Chiese e dal percorso meandriforme del fiume Oglio.

In particolare il cosiddetto “Livello fondamentale della pianura” rappresenta un importante limite cronologico: la transizione tra i periodi glaciali (Pleistocene) ed i cicli erosivi di età post-glaciale (Olocene), cioè dalla fine dell’ultima glaciazione ai giorni nostri.

La storia del territorio segue quella più generale della Pianura Padana e si può considerare, per semplicità, a partire dall’Era Neozoica (Quaternario), suddivisa nei due Periodi, Pleistocene (da 1.800.000 a 10.000 anni fa circa) ed Olocene (da 10.000 anni fa circa ad oggi).

All’inizio la Pianura Padana si presentava ancora in buona parte invasa dal mare, come un ampio golfo adriatico, ai bordi del quale Alpi e Appennini (catene montuose nate dalla collisione tra il continente europeo e il continente africano) costituivano la fonte dei materiali che hanno lentamente colmato il bacino.

Il clima era in rapido raffreddamento e prendeva il via quella serie di eventi, con alternanza di periodi glaciali ed interglaciali, che hanno interessato tutto il Pleistocene.

Si manifestarono, infatti, una serie di eventi climatici, sinteticamente definiti glaciazioni, dei quali nell’area padana sono individuabili gli ultimi tre cicli – Mindel, Riss e Würm – che sono pure testimoniati, nel nostro territorio, da ritrovamenti di reperti paleontologici significativi, quali ad esempio resti di mammut.

Ogni periodo glaciale può essere suddiviso in due fasi: anaglaciale, durante la quale si verifica un abbassamento della temperatura, un sensibile aumento delle precipitazioni, la forte espansione dei ghiacci e l’abbassamento del livello del mare; cataglaciale, caratterizzata da un progressivo aumento della temperatura, dal ritiro dei ghiacciai e dall’innalzamento del livello del mare.

Il ciclo si chiude con un più o meno lungo periodo interglaciale a clima variabile, ma complessivamente più caldo, prima dell’inizio di una nuova fase anaglaciale.

L’alternanza di periodi glaciali ed interglaciali ha determinato la formazione, al limite dell’espansione delle lingue glaciali alpine, geograficamente in corrispondenza del confine meridionale degli attuali laghi, di anfiteatri morenici che, nelle nostre aree, sono riconoscibili relativamente alle ultime tre glaciazioni Mindel, Riss e Würm.

L’esempio più vicino è costituito dall’anfiteatro morenico del Garda.

I depositi più antichi, relativi all’Interglaciale Mindel-Riss, affiorano in corrispondenza dei rilievi ed in particolare nell’area di Carzaghetto, con depositi di argille e argille sabbiose fluvio-lacustri.
Sempre del Pleistocene sono particolari depositi caratterizzati dalla presenza di concrezioni calcaree (Ca CO3), che formano croste denominate “castracan”.

L’Olocene si arricchisce esclusivamente di alcuni elementi secondari sul fondo delle valli, dove hanno origine modesti terrazzi, risultato del succedersi di una serie di fenomeni di erosione e deposizione di lieve entità.

I sedimenti depositati sono molto fini, in prevalenza costituiti da limo e argilla, oppure argillosi, con abbondante presenza di sostanza organica (come è visibile nelle località di Bizzolano piano della Colombara, Valli di Mosio, Marcaria, Belforte, ecc.) aree interessate da stagnazioni, paludi e torbiere.

Nelle Valli Oglio – Chiese si rinvengono tracce di antiche divagazioni dei fiumi, già colonizzate nella preistoria, in età romana ed alto medievale. Anche a sud del terrazzo di Rivarolo Mantovano e Commessaggio sono ancora riconoscibili ampi meandri abbandonati del fiume Oglio.