Questa sezione, importante dal punto di vista scientifico, raccoglie una varietà di animali che animavano il nostro territorio, dove fiumi e canali erano l’habitat ideale e punto di riferimento per le rotte migratorie. Gli esemplari esposti testimoniano “presenze” sul nostro territorio oggi impensabili.

La raccolta faunistica comprende più di 600 esemplari di animali stanziali e migratori, collocati in vetrine o in ambientazioni palustri o di zone boschive fedelmente ricostruite.

La fauna dell’Ecomuseo

Questa sezione dell’Ecomuseo raccoglie oltre seicento uccelli suddivisi in diciotto ordini, oltre a una cinquantina di mammiferi e a una piccola raccolta di insetti, ai quali vanno aggiunti gasteropodi e conchiglie di fiume, tra le quali la rara unio sinuatus.

Si tratta di una sezione importante sul piano scientifico, che permette di studiare e di osservare esemplari a volte rari o a rischio di estinzione. Una raccolta cresciuta in trent’anni di impegno dell’A.E.M.O.C. attraverso donazioni, acquisti e talvolta recuperi impensabili (mercatini locali e discariche).

Tra cielo e terra documenta una poliedrica varietà di animali che animavano il territorio e ancora una volta come i nostri fiumi e canali erano non solo l’habitat ideale, ma punto di riferimento nelle rotte migratorie di molte specie di uccelli.

Affascinano il visitatore le ricostruzioni fedeli, preziose e particolareggiate di ambienti palustri o di zone boschive che, unitamente a un percorso didattico, introducono i temi della classificazione.

Un “tuffo” didattico–scientifico per scoprire il volo, il nuoto, le livree, le mute, gli adattamenti, il calendario migratorio degli uccelli. Gli ecosistemi del canneto, delle scarpate o dei filari ci aiutano a riscoprire biodiversità peculiari ed approfondire lo studio dell’ambiente, in questa parte di pianura. In questo mondo complesso, la natura è sempre stata interpretata dall’uomo anche attraverso il mito, la leggenda, le tradizioni e la propria lingua.

Ogni animale ha la sua storia da raccontare, un comportamento da svelare in stretta sintonia con il proprio habitat.

Dopo gli anni Sessanta, l’industrializzazione ha coinvolto anche l’agricoltura, sono scomparse le piantate (filari lungo i campi e i fossati), gli ultimi boschetti, le piccole paludi. L’uso di prodotti chimici ha sconvolto delicati ecosistemi. L’inquinamento dei corsi d’acqua è stato, e lo è tuttora, sconsiderato e nefasto. Tutto ciò ha portato non solo al degrado dell’ambiente, ma anche alla scomparsa di molte specie di animali. Le frotte di passeri che prima dell’inverno oscuravano il cielo o le numerose averle che si potevano rincorrere nei vigneti, sono solo un ricordo.

Le capinere, l’upupa o il picchio sono sempre più rari. L’otarda, la pittima o la strolaga ed altri non sono più presenti, sono documentati solo dai modi di dire del linguaggio popolare. Per questi motivi possiamo ritenere importante la raccolta di questa sezione.

Gli esemplari esposti testimoniano “presenze”, sul nostro territorio, oggi impensabili.

In compenso, con l’innalzamento della temperatura, alcune specie come gabbiani, aironi, garzette, germani reali o alzavole si sono adattati al nostro territorio, interrompendo la tradizione migratoria. Anche le cornacchie e le gazze, sempre più numerose, si sono trasformate in spazzini delle strade.

Un’aquila reale, un falco pellegrino, un falco pescatore, un gufo reale, un assiolo, una gru, un mignattaio, una gallina prataiola, un’avocetta o una spatola sono solo alcuni esempi fra il gruppo numeroso di animali ormai rari, anche a livello nazionale. Una collezione che purtroppo documenta anche ciò che abbiamo perso e che ci invita ad una riflessione, per salvaguardare il patrimonio rimasto e per restituire un futuro al nostro ambiente.